I primi otto mesi del progetto LILITH

Lilith cammina imparando a non “sbattere contro le porte” - www.sportellolilith.it

In questa nota vorremmo tracciare un bilancio dei primi 8 mesi di attività dello sportello antiviolenza Lilith dell’associazione Sott’e’Ncoppa (www.sottencoppa.it)

Un centro, il nostro, che offre gratuitamente prima accoglienza, consulenza psicologica, legale e di orientamento al lavoro oltre a percorsi terapeutici attraverso l’arte, il teatro, gruppi di auto – aiuto e corsi di formazione lavorativa per donne, con il prezioso partenariato con l’associazione Spazio Donna di Caserta ( http://www.spaziodonnaonlus.it)

Un progetto che è stato reso possibile grazie al Centro Servizi per il Volontariato che ha sostenuto e creduto nel nostro lavoro.

1. La tipologia di utenti dello sportello

Innanzitutto ciò che emerge da questi primi mesi di attività è l’incidenza dei casi di violenza domestica. Su circa 30 casi uno solo è di mobbing/stalking, il resto sono tutte violenze perpetrate nell’ambito delle relazioni intime, tra quelle mura domestiche che troppo spesso sono più simili a prigioni che a luoghi d’amore.

Nell’ascoltare i vissuti di violenza delle utenti, seppur apparentemente distanti per provenienza geografica, per classi sociali d’appartenenza e occupazione, ci sono elementi che le rendono molto simili tra di loro, a dimostrazione, una volta di più che la violenza non è legata se non in pochissimi casi (il 10%) a patologie mentali del perpetratore ma manifestazione del sistema basato sul dominio maschile sul genere femminile.

2. Il ciclo della violenza nelle relazioni intime. Alcuni appunti.

Le relazioni violente si esprimono attraverso un’asimmetria nella coppia, un rapporto di potere che schiaccia l’identità della donna che viene vittimizzata, sottomessa, piegata nella sua volontà. Queste si esprimono secondo un ciclo che Leonor Walzer aveva identificato come ciclo della violenza.

Il ciclo è composto da tre fasi

Nella prima fase si produce quello che viene definito accumulo di tensione dove il conflitto è crescete e si esplica in un distaco emotivo da parte del soggetto di potere e nel timore dell’abbandono che spinge la donna a cercare in sé le cause di tali atteggiamenti

Nella seconda fase esplode la violenza fisica che destabilizza la donna. È un climax di terrore dove l’imprevedibilità dell’aggressione è la componente psicologica più pesante della violenza fisica.

La terza fase è quella della falsa riappacificazione con dichiarazioni di pentimento da parte del soggetto violento e con la disponibilità della vittima a dare un’altra possibilità fino al manifestarsi di un nuovo episodio che da il via ad un nuovo ciclo.

Con il passare del tempo i periodi di falsa riappacificazione sono sempre più brevi e la donna è sempre più dipendente attivando processi di negazione della violenza e minimizzazione di questa.

Questo ciclo può durare mesi anni o interrompersi solo con l’uccisione della donna.

3.Il ruolo dei centri antiviolenza

Il ruolo che hanno i centri antiviolenza nello spezzare la spirale è centrale, lavorando con le donne alla ricostruzione del sé, ma da solo è insufficiente.

Per rispondere ad un sistema patriarcale che fa della violenza sulle donne lo strumento prediletto per perpetrare la dominazione dei corpi, delle identità e dei desideri da parte di un genere sull’altro è fondamentale architettare un sistema complesso di contrasto che passa necessariamente per un’assunzione collettiva di responsabilità

Invece la risposta che viene data alle donne in Italia dai vari governi è quella dei pacchetti sicurezza , che strumentalizza, una volta di più il corpo delle donne per giustificare scelte razziste, oppure quella di scrivere finanziarie che strangolano i centri antiviolenza costringendoli a rivolgersi a fondazioni private quando non a chiudere. E da luoghi di sicurezza e di empowerment si trasformano in luoghi precari gestiti da operatrici precarie. In Italia, un dato su tutti, ci sono solo 39 case d’accoglienza- rifugio per un totale di 270 posti rispetto ai 5913 posti richiesti

Non solo, fanno passare una legge come quella sullo stalking come la più grande vittoria degli ultimi anni, dimenticando che se tale legge rende sì per la prima volta reato gli atteggiamenti persecutori, rischia di essere decontestualizzata dal quadro generale dei maltrattamenti domestici

4. La nostra risposta.

La risposta che noi proviamo a dare è a partire da questa visione sistemica della violenza. Lilith è un progetto multilivello: da una parte tesa a costruire reti verticali con tutte quelle istituzioni che a diverso titolo si occupano di violenza e mi riferisco alle strutture sanitarie comuni, forze dell’ordine; dall’altro portando avanti un lavoro che è politico , facendo informazione, elaborando percorsi educativi di generi nelle scuole provando così a rendere lo sportello più di un luogo d’accoglienza e d’ascolto, ma un laboratorio attivo di democrazia.

5. Un riconoscimento importante: Lilith nella rete nazionale del 1522

Il Dipartimento per le Pari Opportunità con comunicazione del 2 dicembre ha dato parere positivo all’ingresso dello sportello nella rete nazionale del 1522 (numero antiviolenza).

Un riconoscimento importante che ci mette in rete con tutti gli altri centri antiviolenza presenti sul territorio nazionale.

6. Prospettive future

Siamo profondamente convint@ che quello dello sportello sia stato un passo importante per un territorio come il nostro che non ha mai avuto servizi del genere. Tuttavia è ancora molto poco. Quello che noi chiediamo e per il quale lotteremo è una CASA DELLE DONNE. Un luogo che non sia solo di assistenza a quante necessitino accoglienza ma uno spazio che sia un reale punto di partenza per riprendere in mano le proprie esistenze partendo soprattutto da processi di empowerment economico.

Un luogo che sia più di un tetto: una fucina di idee e pratiche differenti.

Questo è quello in cui crediamo e per il quale ci impegneremo.

volontar@ dell’ass. Sott’e’Ncoppa